Il Coordinamento Nazionale Mare Libero sarà il 24 ottobre p.v. a Bruxelles per esporre ai Parlamentari europei il contenuto della Petizione CO.NA.MA.L.10 luglio 2023 con la quale chiede alla Commissione Europea di intervenire nei confronti del Governo Italiano per garantire la corretta e integrale applicazione della Direttiva Bolkestein (2006-123-CE) e, con essa, porre fine a una situazione non più tollerabile per cui le concessioni demaniali marittime a scopo turistico-ricreativo (stabilimenti balneari, bagni, lidi) si sono trasformate in una vera e propria privatizzazione delle spiagge, beni pubblici per eccellenza. La riunione della Commissione Petizioni del Parlamento Europeo si potrà seguire in diretta streaming dalle ore 16 del 24 ottobre 2023 al seguente link
http://www.europarl.europa.eu/committees/it/peti/home/highlights
(o in differita il giorno successivo).
L’Italia è il paese delle spiagge: su oltre 8.000 chilometri di costa, 4.700 sono costituiti da costa naturale bassa, per lo più spiagge sabbiose, spesso collocate in splendide cornici naturali. Su di esse è via via cresciuta l’industria balneare: le concessioni demaniali a scopo turistico-ricreativo, stabilimenti, lidi o bagni a seconda della regione, sono passate da 10.812 nel 2018 a 12.166 nel 2021 con un aumento del 12,5 percento in soli tre anni. Un giro d’affari (affari contrassegnati spesso da evasione fiscale e lavoro nero) di 10 miliardi di Euro a fronte di canoni pagati allo Stato per soli 100 milioni. Risultato: più del 50 percento delle spiagge fruibili della penisola, quelle più belle e più facilmente accessibili, sono occupate dalle strutture delle concessioni, a volte con piscine, ristoranti, impianti termali e centinaia di cabine, contribuendo tra l’altro al dissesto ambientale e paesaggistico. Le spiagge libere in molte regioni e nelle località più famose sono sempre meno, spesso situate in aree degradate o difficilmente fruibili, o addirittura assenti, come a Gatteo, Pietrasanta o Camaiore.
La direttiva europea cosiddetta Bolkestein, recepita in Italia nel 2010, è stata aggirata con continue proroghe sino ad oggi, garantendo ai concessionari una situazione di monopolio : le spiagge sono diventate beni di famiglia che si passano di padre in figlio. L’attuale Governo, dopo le numerose sentenze della Corte Costituzionale, del Consiglio di Stato e della Corte di Giustizia Europea che impongono bandi di gara pubblici, tenta in extremis di eludere ancora la Bolkestein, addirittura cercando di dimostrare, contro ogni evidenza logica e pratica, che le spiagge italiane non sono una “risorsa scarsa”, ma anzi che è possibile rilasciare ancora concessioni: i balneari le vorrebbero persino sulle scogliere.
Oggi è più che mai necessaria una legge di riordino del settore che parta dal presupposto che il demanio marittimo è un bene di tutti e che la sua utilizzazione, seppure in concessione, deve tenere conto innanzi tutto degli interessi generali dei cittadini. A tutti i decisori è richiesta la consapevolezza comune che le risorse naturali sono estremamente limitate e, quindi, non ulteriormente riducibili, e che è indispensabile regolare il loro eventuale sfruttamento economico in funzione della dimensione collettiva.
In tal senso, il Coordinamento Nazionale Mare Libero ha sempre sostenuto i suoi obiettivi principali: tutela ambientale e paesaggistica della costa; il 60% minimo di spiagge libere fruibili in ciascun Comune; limite di 10 anni alla durata delle concessioni da assegnare con gare ad evidenza pubblica; partecipazione delle associazioni ambientaliste e di tutela dei bagnanti ai processi decisionali sulla gestione della costa; controlli efficaci sul rispetto della normativa e delle ordinanze.