PIANO NAZIONALE DI RESILIENZA E RIPRESA …DEI PRIVILEGI?
IL DIVIETO DI PROROGA E RINNOVO AUTOMATICO DELLE CONCESSIONI DIVENTA “TENDENZIALE”… ANCHE IL PNRR LASCIA A BOCCA ASCIUTTA CHI SPERAVA IN UN ATTEGGIAMENTO MENO AMBIGUO E ACCONDISCENDENTE VERSO I CONCESSIONARI “ETERNI” DELLE NOSTRE SPIAGGE. RIMANIAMO IN ATTESA DI VEDERE COSA NE DIRÀ LA COMMISSIONE EUROPEA, CHE HA ANCORA SUL TAVOLO IL DOSSIER DELLA MESSA IN MORA PER LA PROROGA DI 15 ANNI DELLE CONCESSIONI E DEVE DARE IL VIA LIBERA AI COSPICUI FINANZIAMENTI DEL NEXT GENERATION EU.
Stiamo parlando della direttiva europea cd. Bolkestein (CE 123/2006), recepita in Italia nel 2010, che prevede bandi pubblici di gara per l’assegnazione delle concessioni demaniali marittime, ed esclude esplicitamente provvedimenti di proroga o rinnovo automatico al vecchio concessionario. Da allora tutti i governi italiani ne hanno rinviato l’applicazione con diverse proroghe generalizzate, l’ultima al 1° gennaio 2034, apparentemente in nome di non meglio definiti interessi nazionali, del turismo, dell’occupazione ecc., ma in pratica avvantaggiando gli interessi di una categoria di soggetti privati, sempre gli stessi, fruitori da decenni di una rendita oligopolistica sul demanio pubblico.
Negli ultimi due anni, numerose sentenze dei giudici amministrativi, della Corte di Cassazione e della Corte Costituzionale hanno riaffermato l’obbligo e l’urgenza di procedure concorrenziali pubbliche per l’assegnazione delle concessioni demaniali marittime ad uso turistico-ricreativo, bocciando proroghe e rinnovi automatici. Tale esigenza è stata confermata anche dall’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato, la quale si è costituita in giudizio contro molte Amministrazioni comunali che hanno applicato, in violazione della normativa europea, la ennesima proroga delle concessioni (fino al 1 gennaio 2034), elargita con la legge di bilancio 2019 (n.145/2018). Non ultimo, la Commissione Europea ha inviato al governo italiano una lettera di messa in mora proprio per la norma contenuta nella legge 145, che potrebbe portare a salate multe per l’Italia.
Dal Piano Nazionale di Resilienza e Ripresa elaborato dal Governo Draghi, europeista doc nonché sostenitore delle regole del libero mercato e della concorrenza, ci si attendeva un approccio alla materia in discontinuità con tutti i governi precedenti. Abbiamo allora spulciato il PNRR nel capitolo “1.3 Le riforme abilitanti: semplificazione e concorrenza” e trovato il riferimento specifico ai contratti di concessione nel paragrafo “1.3.4 Semplificazione in materia di contratti pubblici – Modalità di Attuazione – Misure a regime” (pag. 66).
Al 15esimo punto si legge: “Tendenziale divieto di clausole di proroga e di rinnovo automatico nei contratti di concessione”. Abbiamo letto bene? “Tendenziale divieto”? E il rigore europeista dove è finito? Il mercato aperto e la leale concorrenza che fine hanno fatto?
Se Draghi ha consapevolmente avallato questo aggettivo-pastrocchio, allora ne siamo (ulteriormente) molto delusi, oppure dobbiamo pensare che qualche “manina” ha infilato di nascosto un quanto mai indeterminato “tendenziale”, lasciando di nuovo uno spiraglio aperto a proroghe, rinnovi automatici e altre prebende.
Nel dubbio, il fatto comunque rimane: anche il PNRR lascia a bocca asciutta chi sperava in un atteggiamento meno ambiguo e accondiscendente verso i concessionari “eterni” delle nostre spiagge. Rimaniamo in attesa di vedere cosa ne dirà la Commissione Europea, che ha ancora sul tavolo il dossier della messa in mora per la proroga di 15 anni e deve dare il via libera ai cospicui finanziamenti del Next Generation EU.
Nella lettera di messa in mora inviata a dicembre 2020 all’Italia dalla Commissione UE per la violazione della direttiva Bolkestein si legge infatti: “[…] la legislazione italiana impedisce alle comunità locali italiane di ottenere un congruo corrispettivo per il reddito generato sul suolo pubblico, corrispettivo che le autorità locali non hanno di conseguenza a disposizione per investire in servizi per le comunità locali e a vantaggio dei loro cittadini. L’impatto negativo diretto sui bilanci pubblici della vigente legislazione italiana in violazione del diritto dell’UE pone interrogativi importanti in un momento in cui l’Italia prevede di utilizzare ingenti fondi dell’UE per sostenere il settore del turismo e le comunità locali che spesso dipendono da esso[…]”
Tradotto: il governo italiano approva colpevolmente il fatto che il demanio marittimo continui ad essere sfruttato dagli stessi privati ricavandone pochi spiccioli e poi bussa all’Europa per avere i soldi da spendere per la ripresa, magari per concedere sussidi e ristori proprio a quegli stessi privati.
Un giochino niente male. Peccato che in caso di multa da parte della UE a pagare saranno tutti i cittadini.